Siamo tutti One Ocean

PERCHÉ SOSTENERE LA FONDAZIONE NATA A PORTO CERVO

DI GIACOMO COSTANZI

One Ocean Foundation, realtà no-profit italiana operante a livello internazionale, si erge in difesa dei mari con un approccio di profilo alto, i suoi interlocutori essendo aziende, istituzioni e comunità scientifica, soprattutto. Tra le iniziative più importanti, “Business for Ocean Sustainability“, in collaborazione con SDA Bocconi, McKinsey & Company e CSIC (il Consiglio Nazionale delle Ricerche spagnolo) è una ricerca che mette le basi per un sistema di rating analitico che valuta l’impatto delle aziende sul mare. In questo contesto OOF ha prodotto report di grande valore tecnico ed economico che hanno dimostrato quale impatto specifici settori come l’industria della moda, delle costruzioni, dell’agricoltura, dell’estrazione di combustibili, dell’acqua-cultura e della pesca abbiano sulla salute degli oceani, consultabili su oceandisclosureinitiative.org

 

Stenella Coeruleoalba – foto: OOF

 

Sistemi di valutazione dell’impatto ambientale che determinano il valore dell’azienda e dei suoi prodotti sul mercato sono esistono già, riferiti principalmente all’emissione di CO2. È però di fondamentale importanza includere nei parametri di valutazione anche l’impatto sulla salute del mare, dalla quale dipendono gli oltre 3 miliardi di individui che popolano le coste del pianeta.

 

Beach-cleaning-Sardinia_One-Ocean-Foundation

 

Accanto al potere di influenzare il comportamento di aziende e istituzioni, la “nostra” fondazione ha una capacità operativa importante, che diversifica impegnandosi in progetti divulgativi e di azione diretta sul campo, che vanno dalla pulizia dei litorali alla divulgazione nelle scuole, all’impianto di nuovi campi di Posidonia nel Mar Ligure.

 

 

Balaenoptera physalus_foto_Luca Bittau@SEAME-Sardinia

 

 

IL CANYON DI CAPRERA

Esiste un paradiso subacqueo spontaneo creato da una speciale conformazione del fondo, dalle correnti che si insinuano tra la Sardegna e la Corsica e che formano una specifica circolazione di nutrienti che concentra in questo punto tutta la “movida” ittica dell’area. Nutrienti che attraggono pesci piccoli che a loro volta attraggono i grandi, e su per la catena alimentare fino ai predatori e ai cetacei come la balenottera di Cuvier, lo Zifio, la balenottera comune e il capodoglio, ma anche vari delfini come il Tursiope di Risso e il Grampo, uccelli e tartarughe marine.

 

Caretta caretta -foto LucaBittau@SEAME-Sardinia

 

Nel Canyon di Caprera, One Ocean Foundation conduce da anni attività di ricerca utilizzando tecniche non invasive. I monitoraggi condotti – survey visive, bioacustica, analisi di inquinanti organici persistenti – mirano a ottenere le prove scientifiche necessarie a una “promozione” del Canyon ad area marina protetta. Tra le analisi c’è il prelievo del DNA ambientale: tracce che gli animali rilasciano attraverso la pelle, le uova o le feci e che ne rivelano la presenza nell’area. È grazie a questo test che si è scoperto che la foca monaca mediterranea, anche se criticamente minacciata, non è ancora estinta!

 

Zooplankton-sampling-One-Ocean-Foundation-CAPRERA-CANYON

 

 

DA HOT SPOT A HOPE SPOT

Da marzo 2024 il Canyon di Caprera entra a far parte, grazie all’impegno di OOF, degli HOPE SPOT di Mission Blue, la fondazione globale che fa capo a Sylvia Earle, supportata da Rolex e impegnata nella protezione di sempre più aree marine in tutto il mondo. Sylvia Earle è una leggenda vivente. Nominata primo “eroe del pianeta” dalla rivista Time, è anche nota come Sua profondità, dopo che per oltre cinquant’anni ha esplorato abissi, progettato sottomarini, scritto libri e usato ogni mezzo possibile per la divulgazione scientifica riguardante il mondo blu senza il quale, come continua a ripetere, quello verde non potrebbe esistere.

“Il Canyon di Caprera ha un valore ecologico estremamente importante poiché la maggior parte delle specie che stiamo studiando sembra utilizzare l’area come sito di alimentazione e riproduzione. Nonostante il suo valore, il Canyon – come gran parte del Mediterraneo – è soggetto a numerose minacce antropiche”, dice Jan Pachner, Segretario Generale di One Ocean Foundation. “E i mammiferi marini, in particolare, sono soggetti a catture accidentali, collisione con imbarcazioni a causa dell’intenso traffico marittimo, ma anche a inquinamento acustico, chimico e di rifiuti come la plastica”.

Come redazione vogliamo sottolineare che il Canyon non è una meta turistica bensì un’area protetta da rispettare e dalla quale tenersi alla larga, specie con imbarcazioni a motore. In generale va riconsiderato il nostro modo di vedere il mare, un bene prezioso e sostanzialmente indifeso che bisogna impegnarsi a proteggere anche dalla più piccola forma di inquinamento. Per scoprire di più sulle attività di One Ocean Foundation e sostenerle – per esempio con una donazione – basta digitare sul proprio browser il semplice e memorabile indirizzo 1ocean.org