logica del surf
Cook, nei suoi famosi diari di esplorazione delle isole del Pacifico, racconta che “appena un’onda potente, fuori dal comune, arriva, le genti del posto colgono l’occasione per abbandonarsi al loro divertimento: muniti di una lunga plancia stretta e dalle estremità arrotondate, si allontanano dalla riva. Si tuffano sotto la prima onda che incontrano, si lasciano sballottare, riemergono e procedono verso il largo. Appena raggiunte le acque calme al di là delle onde, si allungano sulle loro plance e si preparano a tornare. Dal momento che le onde arrivano in serie, e capita che la terza sia di solito la più grossa e la più alta, badano di posizionarsi al suo apice affinché li riconduca a velocità sostenuta verso la riva”. Siamo a metà del 1700.
Però, come si legge nell’ottimo libriccino “Filosofia del Surf” di Frédérick Schiffter*, quello che noi chiameremmo sport, gli abitanti delle Hawaii lo chiamano he’e nalu, termine che descrive l’azione del divenire tutt’uno con l’onda, scivolandoci sopra. Cook riporta questa parola ma non sa che per questi “selvaggi” divenire tutt’uno con un elemento significa mettersi con questo in comunicazione spirituale, scambiare la propria anima con la sua. Cook non si accorge di assistere a una transustanziazione, una trance. “Una coscienza incantata dal Tutto”.
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Style & Surf
“Filosofia del Surf” fa un’importante distinzione: “con tecnica, il surfista intende il senso sofistico della parola, che designa in un uomo l’abilità perfetta in un’azione: una tecnicità. Ma quando un saper fare efficace si confonde con un modo di fare unico, si crea quello che i romani chiamavano ars, arte”.
“Mentre il saper fare, la tecnica, si insegna e si può imparare, il modo di farlo sfugge a qualsiasi possibilità di essere insegnato. Il primo consiste in una serie di gesti utili necessari ai fini dell’azione, mentre il secondo è scritto nella carne stessa della persona, dipende da una gestualità che è propria di ciascuno”. Il suo stile.
Si surfa, sull’onda del mare e sulla inarrestabile onda della vita, ciascuno secondo quel che ha imparato (tecnica) e anche a suo modo (stile). Il surfista è proprio un ottimo esempio: quando raggiunge un’elevata soglia di virtuosismo, il surf è uno spettacolo di danza.
Ecco il bello di stare a guardare la gente che fa surf, non importa se con la vela o l’aquilone o senza nulla. Mentre lo facciamo, oltre a godere del fresco vento e del blu del Mediterraneo, rischiamo di capire qualcosa in più di noi stessi.
In Sardegna le onde, metafore o no, le trovate nei giorni di maestrale sulla costa ovest, all’Isola Rossa, un’ora di macchina dalla Costa Smeralda. Chi vuole spingersi più in là può arrivare a Capo Mannu, vicino a Oristano, dove un gradone subacqueo genera buone onde da surf. Dopo una perturbazione da tramontana, la buona onda si trova sulla costa est a sud di Siniscola e nel Golfo di Orosei. Nel sud Sardegna, a Chia e a Buggerru.
*un librino perfetto per le vacanze, si trova da Feltrinelli.