Licanzias

5 RISTORANTINI CHE TI INSEGNANO QUALCOSA DI BUONO SULLA SARDEGNA.

DI NINO DELOGU

 

 

A chi pungesse vaghezza di godersi una Sardegna molto bella e insieme assaggiarne una molto buona, può eseguire a occhi chiusi questo ballo a cinque passi, 5 consigli basati tutti su nostre esperienze dirette, piacevoli e ripetute. Partiremo dunque dalla nostra base di San Pantaleo, a due passi dalla Costa Smeralda, per arrivare fin nel cuore dell’isola e far ritorno poi attraverso le montagne dell’alta Gallura.

 

 

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Anticas Licanzias, atmosfera “downtown”

 

 

La prima tappa è proprio nel centro storico di Olbia: qui, quasi di fronte alla chiesa di San Paolo, c’è il piccolo e Anticas Licanzias. Un ambiente informale, molto curato, dove una squadra di donne vestite nel modo tradizionale, cioè con la gonna, il corpetto, la cintura ricamata della camicia, preparano e servono i veri piatti di una cucina deliziosamente sarda.

 

Un modo di cibarsi non sofisticato, pratico e generoso, gustoso e interessante: su filindeu, i lunghissimi capelli d’angelo tirati a mano e serviti in brodo, i classici pane frattau e i maccarrones de busa sono solo alcuni dei piatti che soddisfano il palato e risvegliano la curiosità di chi non è (o non è più) uso praticare la nostra cucina tradizionale.

 

 

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Non distante, a meno di un’ora di macchina, c’è Nuoro, seconda tappa del nostro itinerario del gusto e cittadina che sorprende per l’energia che ne anima la vita culturale. Dopo una visita al Man (museo di arte contemporanea) si arriva in due passi in piazza Sebastiano Satta, tra le sculture di Salvatore Nivola che fu protagonista del Bauhaus newyorkese con Le Corbusier.

 

Qui è il Montiblu, un ritrovo originale, un “merge” tra un atelier di sartoria e una sala da tè.  Al piano superiore, alle ore comandate, si fa sul serio, e arrivano piatti sardi rivisitati con la creativa perizia dello chef: da provare tutti, difficile la scelta tra i ravioli di triglia in salsa di ricci, il carpaccio di manzo con crema di ricotta e pesto e le altre proposte, non poche, votate al gusto e all’originalità.

 

 

4-SU-CARDULEU-CHEF-ROBERTO-SERRA-COSTA-SMERALDA-ABBASANTA-CHEF.GOURMET-SARDEGNA-CUCINA-SARDINIA

 

 

Lo zenit del nostro itinerario gourmet è probabilmente il Ristorante Sardo Su Carduleu, ad Abbasanta, BiB Gourmand della guida Michelin 2019. In realtà ci vuole poco più di un’ora da Olbia, tutta su una buona quattro corsie, per arrivare qui, dove lo chef Roberto Serra, molto conosciuto in Costa Smeralda (Cala di Volpe e Giagoni in Piazza) ha aperto questo ristorante unico, lontano da tutto.

Qui i culurgiones sono delicati, appena bagnati nella colatura di pomodoro, ripieni di melanzane, patate ed erbe. Poi il filetto di capretto marinato, il lombetto di coniglio, la cassœla di pecora, le ortiche insaporite con le alici, i dolci, tutto congiura per smontare quel che avevamo sempre pensato si potesse fare con gli ingredienti locali.

Prenotare con anticipo è d’obbligo, perché Su Carduleu è sempre pieno di gente che, come noi, farebbe anche il doppio della strada per questa cucina di classe superiore, che vince premi come “La Buona Cucina Italiana”, merita riconoscimenti autorevoli come dalla Guida alle Osterie d’Italia 2019 di Slow Food, e tanti altri.

 

 

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Facendo rotta verso casa, ma verso nord per non rifare la strada già fatta, “ci sta” una sosta ad Aggius. Qui c’è la piccola taverna Il Mosto, dove assaggiare le specialità galluresi: il buon vino, innanzitutto, le carni degli allevamenti bradi di questa zona benedetta, zuppa gallurese, ravioli e paste fatte a mano come piovesse. Il centro di Aggius, poi, merita una passeggiata digestiva tra casette di granito a vista e opere d’arte di Maria Lai e altri artisti contemporanei.

 

 

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Atterraggio morbido, infine, a San Pantaleo, la nuova meta gourmet della Costa Smeralda, dove Giagoni in Piazza scala gradino dopo gradino le vette del gradimento con le sue brillanti interpretazioni della cucina e delle materie prime isolane. L’atmosfera raccolta, la vista sulla piazzetta e una cantina eccellente completano un’esperienza festosa e straordinariamente gradevole. Niente di meglio, infine, di chiudere una serata a spasso per San Pantaleo e un bicchiere della staffa al sempre vivo Caffé Nina.

 

Ecco fatto il giro perfetto di cinque ristorantini che parlano sardo, ciascuno con il suo accento, approfittando per fare un po’ di chilometri su alcune delle strade più belle dell’isola. Buon appetito!