Il pianeta Pineta

IS ARENAS, DOVE SI GIOCA IL MIGLIOR GOLF IN SARDEGNA

DI PAOLO COSTANZI

A due ore di macchina o venti minuti di elicottero dalla nostra costa c’è una pineta con uno dei più spettacolari campi da golf d’Europa, valutato entro i primi cinque campi italiani secondo Leading Golf Courses e 32° tra gli oltre 7000 campi del vecchio continente. Le specificità di ciascuna buca, come i tanti passaggi imposti dalla necessità di sfruttare le radure naturali del bosco, danno vita a un campo vivo, tecnico e sfidante. Aperto tutto l’anno, Is Arenas è una realtà corroborata da una solidità di intenti, di investimenti e di vocazione alla sostenibilità. È un campo privato che regala tutte le comodità del suo status: niente tee-time, un semplice capanno in legno come punto starter, un lusso rilassato al limite dello shabby-chic: non c’è clubhouse, ma spuntini serviti in campo o gli spaghetti vongole e bottarga sotto le verande dopo la gara, un bagno in mare e una doccia in spiaggia prima di tornare a casa.

Is Arenas non è un’oasi nel deserto, è al centro di uno dei territori più interessanti da conoscere ed esplorare di tutta l’isola: il Sinis, la west coast della Sardegna, un orizzonte pulito di mare in cui ogni giorno il sole si tuffa in un tripudio di colori. Tra le meraviglie naturalistiche del Sinis c’è la pineta di Is Arenas, oltre mille ettari di dune sabbiose, alberi e macchia mediterranea, sito Sic protetto dalla Comunità Europea; di cui i 750 ettari di proprietà privata i pochi privilegiati giocatori delle magiche 18 buche par 72 disegnate da Robert Von Hagge. Il percorso, lungo 6800 metri, si snoda sulla forma di un otto, che permette ai giocatori delle diverse buche di non incontrarsi quasi mai, a sottolineare il senso di pace e di privacy che è una delle qualità principi di questo Club. Con un po’ di fortuna potrete incontrare le rare e pregiate tartarughe di terra che popolano la pineta e che di tanto in tanto fanno capolino lungo il percorso.

Sotto molti punti di vista la caratteristica più importante di Is Arenas è la realtà che circonda il resort: villaggi autentici, semplici trattorie dove il km0 lo hanno casomai inventato, le case di terra cruda, i siti archeologici, le cantine, i fenicotteri, gli uliveti, un patrimonio di cultura e tradizione tanto speci co quanto interessante. Qui si nascondono – non troppo – alcuni dei maggiori must see dell’isola: il pozzo di Santa Cristina, i resti della città fenicia di Tharros, i giganti di Monte ’e Prama, la formazione calcarea di S’Archittu, gli agrumeti di Milis, le peschiere di Cabras, le famose spiagge di Is Arutas, Mari Ermi e Putzu Idu, oltre alla spiaggia antistante il golf, sei chilometri di arenile quasi sempre deserto.

 

 

 

 

I SEGRETI DI IS ARENAS

Un campo privato è un mondo a parte, un ambiente che si crea man mano tra i giocatori affezionati alla famiglia che lo ha creato. I più fortunati posso- no trovare il suo fondatore Pier Maria Pellò in vena di raccontare qualcuno dei fantastici aneddoti della sua storia.

Is Arenas vuol dire Le Spiagge o, in questo caso, le sabbie. Su un raro ecosistema di dune di sabbia vasto oltre mille ettari, un tempo sorgeva un prezioso bosco di lecci e ginepri, disboscato del diciottesimo secolo. Nel secondo dopoguerra, con i progetti di bonifica attuati dai piani Marshall, una grande foresta di pini marittimi toscani.

Pellò, professore di ingegneria al Politecnico di Milano, arriva negli anni ’70 con una UAZ (un fuoristrada russo, ndr). La pineta, giunta al ventesimo anno di crescita spontanea, è impenetrabile. Nei 20 anni successivi Pelló realizza un piano per consentire uno sviluppo armonico della pineta e farla evolvere verso il ginepreto, firma l’accordo di programma con il comune di Narbolia e la Regione Sardegna: crea le strade, trova una ricca falda sotterranea sulla quale realizza ben 25 pozzi che garantiscono un prelievo idrico equilibrato e presenta il progetto per la realizzazione del green e la sperimentazione dei manti erbosi che prevede l’uso, primo in Italia, della Bermuda Grass, la varietà tropicale che non soffre il caldo e consuma poca acqua.

Nei primi anni ’90 nascono un piccolo campo executive e un campo pratica. Finalmente, nel 1999, il giovane Andrea Basciu tira il colpo inaugurale del campo di Is Arenas, 18 buche par 72.

La figlia di Pier Maria, l’architetto Silvia Teresa Pellò, alla fine degli anni ‘80 consegna al Politecnico di Milano una tesi in cui osserva che, essendo la pineta un artefatto, dev’essere preservata e curata dall’uomo: i diradamenti vanno fatti man mano che gli alberi crescono, il sottobosco pulito, i ginepri che imbrigliano le dune di sabbia e le specie di uccel- li rari che rendono il sito di interesse comunitario, protetti. Il campo da golf e le sue foresterie sono il presidio più indicato per la fruizione sostenibile dell’area, 12 mesi all’anno.

 

 

1.) Robert Von Hagge mentre disegna il campo     2.) Pier Maria Pellò      
3.) Silvia Valli
       4.) Silvia Teresa Pellò       5.) Il lusso di un ambiente informale       6.) Matteo Matteoni 
      7.) Stefano Nava
       8.) Gianfranco Zola

 

 

UN CAMPO STRAORDINARIO
A disegnarlo è chiamato, come detto, il leggendario Robert Von Hagge, l’architetto del golf del barone Bic. Qui esprime il massimo della sua capacità e del suo stile: si appassiona alle dune naturali e include nel percorso quelle ancora libere dalla pineta. Sostiene che, se nella foresta c’è l’ombra e le buche sono riparate dal vento, sulle dune c’è visuale, emozione e prospettiva. L’iconografia lo ritrae con il suo cappello da pescatore americano e un bloc notes su cui disegna a matita e carboncino uno dei suoi campi più tipici, i Mount e i Sandy West modellati con la sabbia, che qui abbonda. Un progetto non invasivo dell’ambiente, ed esemplare nella storia dell’architettura del golf.

“Von Hagge è stato così bravo da rendere impegnative anche le buche più corte. Lungo tutto il percorso i green e I bunker sono disposti in modo da richiedere, oltre al gioco, un’ottima capacità strategica”. Parola di Silvia Valli, rap- presentante dell’élite dei gol sti italiani, organizzatrice tra gli altri eventi del circuito Mid-Amateur italiano, e per anni nella redazione della Guida Rolex che descrive i mille cam- pi più belli del mondo. “Di Is Arenas amo la perfetta disposizione degli ostacoli, la sequenza delle buche, e la manutenzione ineccepibile in ogni stagione dell’anno”.

“Le mie preferite sono la 4 e la 12, entrambe buche insidiose che corrono lungo l’acqua” racconta Gianfranco Zola, un altro habitué di Is Arenas “ma amo tutto il percorso, per il disegno, le condizioni sempre ottime e per la bellezza naturalistica”.

“Non ci crederete ma io sento la necessità – sottolineato – necessità di venire qui a giocare” aggiunge Stefano Nava “mi rimette a posto con lo spirito. Amo la 4, così stretta, insidiosa e con il suo green così ben difeso, ma anche la 17 per la sua difficoltà e perché dal tee metti la testa fuori dalla pineta e vedi il mare”.

“Fare lezione di golf all’architetto Pellò Junior? Missione impossibile” parla Luciano Cau, il maestro del Principe e dei migliori giocatori sardi, “risponde a tre cellulari e annota ogni piccolo dettaglio da perfezionare con i manutentori. Però ringrazio lei e il Professor Pellò per il grande amore che provano per la nostra isola, ci hanno regalato un’opera d’arte”.

 

 

UNA MISSION DI FAMIGLIA

“Is Arenas si deve alla costanza e alla lungimiranza di mio padre. Ha saputo cogliere l’essenza di questo luogo e grazie a una lucida visione è riuscito a creare un’impresa che ne garantisce il futuro per le generazioni a venire”. L’obiettivo di Silvia Teresa, condiviso dai professionisti della Federazione Italiana Golf Mario Tadini e Matteo Matteoni, è portare in campo i ragazzi dei comuni vicini e fare di Is Arenas Golf il terreno di gioco per gli allenamenti delle squadre giovanili italiane. “Circondato dai pini marittimi della toscana mi sento a casa” dice Matteo, è un campo ad alta valenza tecnica in uno scenario naturale unico”.

 

La Foresteria degli Ulivi

 

 

LA VITA A IS ARENAS
Ad accogliere i giocatori ci sono la Foresteria degli Ulivi e il Bistrot degli Ulivi, al centro del campo, dove regna l’atmosfera distesa e informale che si instaura nei migliori circoli sportivi. Ne sa qualcosa Franco Majno, CEO di 2fast4you e presidente del Bugatti Club Italia che, quando è in giro con i suoi gruppi di super macchine (e super conducenti) per la Sardegna, non manca di fare sosta qui. “Un giorno arrivo con un gruppo di Bugatti e Pier Maria Pelló, dopo aver scoperto antiche conoscenze in comune tra le nostre famiglie, mi dà il permesso di parcheggiarle sul green. Non si è preoccupato nemmeno dopo che gli detto che erano 109!”.

Le suite della foresteria, disegnate da Silvia Teresa (che bello avere per padrone di casa un architetto) sono spaziose ed eleganti, fresche d’estate e calde d’inverno. Il loro mood decisamente mediterraneo è sottolineato dagli ef uvi di mare e di pino che fanno irruzione dalle nestre. Più sotto, ai tavoli comuni, si consumano i quotidiani riti delle colazioni, delle cene e delle premiazioni, si discutono vecchie questioni e si fanno nuove conoscenze. Tutto contribuisce alla generale sensazione di trovarsi in una dimensione più rilassata e confortevole: quasi, potrebbe dirsi, su un altro pianeta. dagli effluvi di mare e di pino che fanno irruzione dalle finestre. Più sotto, ai tavoli comuni, si consumano i quotidiani riti delle colazioni, delle cene e delle premiazioni, si discutono vecchie questioni e si fanno nuove conoscenze. Tutto contribuisce alla generale sensazione di trovarsi in una dimensione più rilassata e confortevole: quasi, potrebbe dirsi, su un altro pianeta.